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Intervista ai protagonisti de "Il Ratto di Europa"

Il ratto di Europa è un mito che fa parte delle metamorfosi di Ovidio e narra del rapimento di Europa, la principessa di Tiro, da parte di Zeus sotto le mentite spoglie di un toro bianco. Proprio perché è da lei che deriva il nome del nostro continente, l'attuale classe 2G del liceo Augusto (allora 1G) in occasione della notte dei licei classici del 17 gennaio 2020 concordò di mettere in scena, anche su consiglio della professoressa e con l'aiuto dell'esperta attrice Cristina Colonnetti, il ratto di Europa.


Dopo tante prove arriva il fatidico giorno della rappresentazione in pubblico: tutto comincia con l'ingresso di Ovidio sul palcoscenico interpretato da Valerio Adriano Macchia, si aggiunge alla scena Cecilia Di Salvo, lei è Europa, la protagonista. Finita l'introduzione comincia la narrazione degli eventi da parte di Ovidio: Europa è in spiaggia con le ancelle, le attrici e ballerine Giulia Ferrara, Giulia Mariani, Giulia Tranelli, Emma Lazzaro, Elisa Scannicchio e Benedetta Maria Giannini, stanno tutte insieme in armonia con il Valzer dei Fiori di Cajkovskij, poi cambia l'atmosfera, un musicista con il suo flauto traverso, Francesco Maria de Paoli compare sul palco con le note della sonata di Benedetto Marcello in re minore per flauto e basso continuo dell'opera 2 n.2 e qui si presenta Zeus toro bianco, Daniele Fiorillo, e avviene il rapimento della fanciulla.


La scena seguente si apre con la Cavalcata delle Valchirie di Wagner ed è subito sconforto: le ancelle scoprono l'accaduto, ma soprattutto lo viene a sapere Agenore (Marco Antolini), re di Tiro nonché padre della principessa Europa, il quale appena entrato in scena ordina ai figli Cadmo (Davide Pulidori), Fenice (Federico D’Onorio) e Cilice (Lorenzo Stortini) di partire a cercare la sorella, che però non verrà mai ritrovata.


Il mito secondo Ovidio si ferma qui, ma non lo spettacolo: il copione, scritto da Chiara Teresa Ciuffreda, Daniele Fiorillo, e Sara Madama, continua:


Daniele Fiorillo al pianoforte suonerà un brano scritto da lui per l'occasione. Già il primo impatto alla musica è triste, ma a rendere ancora più forte l'emozione è una nuova Europa, in chiave più moderna: nel personaggio si cala Francesca Rabbito e dietro di lei danza la sua anima, la ballerina Mila Di Rocco…


Qui si chiude lo spettacolo, diretto dalla regista Chiara Teresa Ciuffreda. Oltre a lei, hanno lavorato dietro le quinte, come scenografi il gruppo coordinato da Ilaria d'Angelo che ha realizzato anche tutti gli oggetti di scena, come costumiste il gruppo controllato da Claudia Jabbour e come tecnici della luce la stessa Claudia Jabbour con Ilia Innocentini.


Questo è tutto quello che è successo quella notte, vediamo cos'hanno da dire i diretti interessati…

 

Francesca, tu hai fatto conoscere un nuova Europa, qual è secondo te l'aspetto più importante da dover trasmettere al pubblico del tuo personaggio?


La “mia” Europa conosce l'Europa di Ovidio, la strada che ella ha percorso, rapita, e la civiltà che grazie a lei è sorta.


È con occhi di disincanto che l'Europa di oggi guarda a quella che fu: nonostante ella porti con sé, nel significato del suo nome, capacità di pensare e vedere, purtroppo ella è condannata a guardare con disillusione e rimpianto ciò che non esiste più.


Lei infatti è capace di vedere il percorso innanzi a sé , ma è avvilita dal non riuscire a non vederne la fine, lo scopo è come un orizzonte senza cielo, che si nega in sé stesso e più è grande e consapevole il suo sguardo, più è afflitta per non poter agire, coronare la propria missione di donna, di cittadino del mondo, animata dal rivoluzionario desiderio di poter partecipare attivamente alla costruzione della storia dell'umanità nel suo continuo svolgersi.


Ti viene in mente un altro esempio di un personaggio che si può paragonare all'Europa moderna?


Come Europa, anche Ulisse si è trovato più volte in mare aperto, rischiando la vita e soprattutto temendo di non poter raggiungere il suo obiettivo tanto desiderato, il ritorno a casa per poter ricominciare a vivere dopo tanti anni di guerra.


Come Europa, anche Ulisse ha sentito ha sentito un'immensa solitudine e fragilità della vita, soprattutto quando essa dipende solo da una zattera e dalla volontà del mare.

Come Europa, anche Ulisse non poteva conoscere ciò che lo aspettava, ma mai si è perso d'animo, facendo vacillare il suo sogno: se è sopravvissuto è anche grazie all'assoluta convinzione da cui era mosso, come se il suo destino non potesse essere altrimenti.


Ma oggi Europa non ha più dei a cui rivolgersi e sa che non basta la determinazione di una donna o di un uomo di potercela fare, perché il mare è immenso e violento e perché, se anche riuscisse ad intravedere la terra ad un certo punto, non è detto che gli uomini che vi troverà abbiano la facoltà di uno sguardo tanto ampio e intelligente quanto il suo.

Nonostante dunque sia possibile immaginare Ulisse intento a spronare Europa, noi sappiamo che il suo profondo sconforto ha terribili ragioni.

 

Cecilia, tu invece ti sei calata nel ruolo della protagonista del mito, avendo interpretato il personaggio di Europa trovi delle connessioni tra la tua personalità e la figura della tua Europa?


A primo impatto mi verrebbe da dire di no, che non abbiamo niente in comune. Ma scavando a fondo sia dentro di me sia dentro Europa mi rendo conto che c’è un punto d’incontro, ovvero la positività.


Europa viene infatti rapita e portata lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici, eppure alla fine si dichiara felice, ama, ed è orgogliosa del suo destino e di quello dei suoi figli. Non si è lasciata abbattere dagli avvenimenti, vedendo sempre il lato positivo in ciò che le è accaduto.


Anche io come Europa mi ritengo una persona positiva. Non ho di certo sperimentato ciò che ha vissuto lei, ma nella mia quotidianità, anche nei momenti più bui, il sorriso illumina sempre il mio volto.


Secondo te qual è l’emozione più forte nella tua Europa?


Ho voluto raccontare il mio personaggio con tutta la vivacità e la freschezza, se vogliamo anche esuberanza e spavalderia, di una ragazza che sta iniziando a sperimentare la vita da un punto di vista più maturo.


In questo percorso Europa cresce, da ragazzina che passeggiava con le amiche sulle spiagge della Fenicia diventa una donna felice, realizzata, che ama suo marito e i suoi figli, e non perde mai la sua allegria e positività.


Spero di essere riuscita a trasmettere queste emozioni, a mio parere molto forti, al pubblico.

 

Daniele, tu hai recitato, scritto e suonato… potresti spiegarci qual è stata la vostra “Musa ispiratrice” per la realizzazione di questa rappresentazione?


Buongiorno, grazie per avermi fatto questa domanda. Comincerò subito col dire che la nostra rappresentazione del “Ratto di Europa” secondo Le Metamorfosi di Ovidio (e non solo) è stata la prima grande iniziativa per la quale tutta la classe si è trovata a contribuire, il primo nostro grande lavoro.


Ad unirci è stata un’occasione: la Notte Nazionale del Liceo Classico. Proprio per questo non so se si può parlare di Musa Ispiratrice, quanto di occasione.


Se proprio vogliamo, la nostra Musa è rappresentata da ciò che noi eravamo in grado di fare, da ciò che eravamo in grado di mettere in gioco: la recitazione, la scrittura, la danza, la musica… E anche, in buona parte, i buoni consigli della nostra professoressa, che continuiamo a ringraziare.


Inizialmente quasi esitammo, quando ci venne proposto di rappresentare “Il Ratto di Europa”; eravamo dubbiosi, devo ammetterlo, ma dopo una lettura di Ovidio, il nostro autore di riferimento, e un approfondimento del mito, alla fine abbiamo intrapreso la nostra strada. In quello stesso giorno passammo una o addirittura due ore a discutere su tutti i possibili modi in cui poter attualizzare questo mito. Vennero fuori numerose proposte e moltissimi spunti… fino a che non ci lasciammo con il compito, per chi voleva, di cominciare a buttar giù qualche idea.


Me lo ricordo benissimo, quel giorno, in cui, neanche troppo convinto, forse un po’ di fretta, scrissi le prime righe di quello che sarebbe poi diventato il monologo finale della nostra Europa Moderna. Rammento anche che quella fu una giornata di panico: dovevamo mandare un video di anteprima entro poche ore, scrivere una presentazione, riunire un po’ il materiale. Allora di corsa a casa di Francesca a cercare di salvare il salvabile! Nel frattempo, Chiara cominciava a scrivere le prime battute della parte iniziale, in collegamento telefonico con noi, tutti presi da un’ansia incredibile.


Nei giorni successivi lo spettacolo prese forma: i ruoli vennero assegnati, le coreografie messe su, i costumi preparati, la testa del Toro Bianco fu costruita come si poteva, le musiche di scena continuavano ad essere provate. La scena finale fu completata e il monologo conclusivo fu ultimato grazie anche ai consigli di alcuni compagni.


Il messaggio da mandare ormai era chiaro. Nasceva così questa nuova Europa, e diventava una migrante, disperata, tra le onde d'un mare in tempesta, e la sua anima la seguiva e danzava…


Tutto grazie a un’occasione.


Cosa ti ha ispirato a scrivere le note che accompagnano il monologo di Europa Moderna?


Per quanto riguarda il brano musicale devo dire che è frutto dell’unione di differenti idee, di differenti ispirazioni, prime fra tutte la rappresentazione e il monologo stesso.


Il tema iniziale mi girava in testa da un po’, ma — come spesso mi succede — non avevo la minima idea di come utilizzarlo. Poi è giunta l’occasione. Il resto è venuto fuori da sé.

Il vero e proprio tema di Europa, il movimento ossessivo delle onde e degli arpeggi, lo sviluppo, li ho scritti un pomeriggio, a casa mia, con a fianco Mila, l’anima della nostra Europa. In questo modo, danza, musica e parole si sono fuse insieme in maniera inscindibile, sono nate insieme, legate indissolubilmente.


L’introduzione: i primi accordi, pesanti, delineano una rassegnazione di fondo, una tristezza interiore nascosta nel cuore della nostra Europa e nelle onde del mare, insieme al primo tema, malinconico, di rimpianto, che si sovrappone alle prime parole. È come se la nostra Europa avesse chiuso gli occhi e avesse domandato ingenuamente a se stessa: “Perché?”.


Poi apre gli occhi e scoppia la tempesta, che la porta attraverso le onde fino alle sue origini e ai suoi sogni luminosi, e la tonalità cresce, delineando una speranza di gioia e di felicità, di pace e di salvezza.


Ma alla fine bisogna sempre scontrarsi con la realtà: non tutte le Europa trovano la propria Creta. Così la nuova Europa chiude di nuovo gli occhi e prega, in silenzio, il suo Toro Bianco, tra gli stessi accordi pesanti che avevano accompagnato l’inizio del monologo.

 

Chiara, regista e sceneggiatrice, ci sono altri concetti che avresti voluto rappresentare nello spettacolo di Europa?


No, non credo.


La nostra Europa rispecchia tutti i concetti che volevamo mettere in gioco partendo dall'Europa del mito. Un grande viaggio, una fiducia intrinseca nel caso del personaggio del mito e una speranza cieca e flebile nel caso della rappresentazione della ragazza migrante.


Penso che altri concetti sarebbero risultati fuori tema e avrebbero confuso lo spettatore distogliendolo da ciò che è il fulcro dell'attualizzazione del mito che abbiamo realizzato con l'aiuto della professoressa.


In chiave moderna, il toro bianco quale simbolo rappresenta per Europa?


Come dice anche nel monologo la piccola e nuova Europa si affida ad un toro ben poco promettente e sicuramente non all'altezza del Padre degli dei. Il suo toro bianco è uno dei tanti barconi che spesso attraversano il mediterraneo in questi viaggi incerti e strazianti.


L’idea ci è venuta parlandone insieme in classe; cercavamo dei parallelismi con gli altri dettagli, seppur importanti secondari, della storia di Europa che ci ha tanto affascinato e ad un certo punto abbiamo dovuto far fronte ad un problema abbastanza evidente:

Zeus è per Europa una sicurezza, i barconi per i migranti non lo sono, eppure sono tutto ciò che hanno, quindi lo diventano. Il barcone “Toro Bianco” si perderà nel mediterraneo o arriverà a destinazione, chi lo sa… (forse un giorno saremo proprio noi a riprendere il tema).

 

Con questo, vi lasciamo all'ascolto (non abbiamo il video completo) de "Il Ratto di Europa". Speriamo che possa comunque essere di vostro gradimento.


<in arrivo>


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